Alla rosa chiusa in teca

Oh rosa, ch’in cristallo sì rinserra,
più che nel giardin d’aprile accesa,
serbi l’onor, la forma e la bellezza,
ma l’alma tua langue in mesta guerra.

Nessun verme ti morde, né tempesta
ti piega il collo o ti scolora il manto,
ma solitaria vivi entro l’incanto
d’un vetro freddo, che non ti detesta

ma non t’ama. Oh fiore tanto puro,
che l’altrui dita mai non ti sfioraro,
che mai sentisti il riso o lo sguardo
d’un core umano sincero e maturo.

Né mano ti potrà mai più recare
l’acqua che nutre, né la brama accesa
d’un amante potrà con dolce resa
coglier il tuo profumo e sospirare.

Tu sei perfetta, ma per chi? Per quale
spirto invisibile o Dio severo
che teme il tocco, e adora il mistero
d’un fiore intatto, ma senza il suo male?

Così l’amor, se troppo si protegge,
non vive: s’asciuga nel suo specchio,
e in luogo d’un giardino, ha un sepolcro
che par tempio, ma al cor nulla corregge.

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