E pur io son sì altamente innamorato: risposta a Cecco Angiolieri

Cecco, compare mio, spirto arguto e chiaro,
sediamci qui, ché l’alma arde e consuma;
anch’io per donna vivo a mal a mano,
e il cor si strugge come legna in bruma.

Ella mi guarda, e par che poco cale,
e ride quando il cor mi cade in terra,
poi mi ragiona dolce, e mi fa male,
e pur io son sì altamente innamorato.

Di me s’è fatta gioco e fantasia,
e pur la cerco come pane e vino;
ché senza lei, la notte pare via
che mena al nulla e al fin mi fa tapino.

Io, come te, bestemmio e poi ripenso
che forse Dio d’amor si fa trastullo,
ma il cor, ribaldo, torna al primo senso
e dice: “Soffri, ché morir non è nulla.”

Mi dici: “Va’, ch’ella ti sia propizia!”
e io rispondo: “Sia quel che vorrà sorte;
ma s’ella ride, l’alma mia s’imbizzia,
e se non l’ho, già sento dentro morte.”

Dunque giochiam, ché amor è bisca oscura,
e il senno è banco che mai paga il conto;
che vale il lume, se ogni carta è fura,
e un bacio è premio d’un mazzo già pronto?

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