Mi chiamo Jack e scrivo per necessità, come si respira o si sogna.
La poesia è per me uno strumento d’ascolto: del mondo, della memoria, dell’anima.
Fin da giovane, ho scoperto nella letteratura non solo un rifugio, ma anche un mezzo per dare voce a quelle emozioni profonde che altrimenti avrebbero preso forma solo nell’intimo, senza poter essere condivise. Scrivere è diventato il mio strumento per liberare pensieri e sensazioni che, se rimasti taciuti, avrebbero accumulato un peso insostenibile. Con la scrittura, ho trovato una via di fuga, un respiro che alleggeriva l’anima e restituiva pace al cuore.
Ricordo le ore trascorse durante il liceo, con il mio compagno di banco, un caro amico, a scrivere nei sottopiani del Liceo G. Spano, tra le stanze silenziose piene di libri. Lì abbiamo distillato racconti, alcuni ispirati alle nostre esperienze quotidiane, altri romanzati, con l’intento di stimolare la mente del lettore e spingerlo oltre la superficie della realtà.
Nel tempo che è seguito, la scrittura è diventata un cammino personale, un’esperienza in solitario che ora mi accompagna nei momenti più bassi, ma anche in quelli più alti, della mia vita.
La mia passione per la letteratura si nutre di grandi autori latini, italiani e francesi, da Catullo a Foscolo, da Guido delle Colonne e Dante Alighieri, fino a Ungaretti, passando per Guittone d’Arezzo e Cecco Angiolieri. Ogni poeta mi ha guidato alla scoperta di nuove visioni, di sentimenti e riflessioni più profonde. Catullo mi ha svelato il desiderio, un fuoco breve ma acuto che arde in ogni verso. Foscolo mi ha condotto nelle profondità della nostalgia e dell’eternità, dove l’anima si perde e si ritrova. Dante Alighieri e Guido delle Colonne mi hanno aperto le porte delle alte sfere del pensiero e dell’amore, dove la ragione e il cuore si intrecciano in un abbraccio eterno. Guittone d’Arezzo, con la sua visione di un amore che sfida il dolore e la lontananza, mi ha insegnato a guardare la sofferenza come una via per la redenzione. Cecco Angiolieri, con il suo spirito irriverente e libero, mi ha mostrato che la poesia può osare, affrontando senza timore il conflitto tra il sacro e il profano, il sublime e il grottesco. E infine, Ungaretti, con la sua parola essenziale e profonda, mi ha insegnato che la parola risuona anche nel silenzio.
Accanto alla letteratura italiana, la mia passione per la poesia francese è stata fondamentale. Baudelaire, Rimbaud, e Verlaine, hanno tracciato in me sentieri di ombra e luce, di bellezza e tormento.
Scrivo per restituire qualcosa a tutto questo, per dialogare con il passato e il presente, per fermare l’istante, per cercare Dio, o forse solo una verità che sappia di bellezza. La scrittura è il mio mezzo per esplorare il mondo interiore e esteriore, per fermare il tempo e dar voce alle mie emozioni più intime.
Nel corso della mia vita, la scrittura mi ha sempre attratto in tutte le sue forme. I miei racconti, spesso ispirati alle vite marginali e ai dettagli che sfuggono, cercano di rivelare le storie più nascoste, quelle che vanno oltre l’apparenza. La mia scrittura giovanile ha trovato forti influenze in J.D. Salinger, la cui capacità di esplorare la solitudine e l’inquietudine adolescenziale mi ha segnato profondamente. Con Charles Bukowski, ho imparato a scrivere senza freni, senza timore del giudizio, trattando anche temi forti e controversi con uno stile crudo e diretto.
Flavio Soriga ed Enrico Brizzi sono stati tra i primi a spingermi a scrivere racconti che esplorano le sfumature della vita quotidiana, l’introspezione dei protagonisti e l’evoluzione interiore. La loro capacità di trattare temi universali attraverso personaggi particolari mi ha offerto una guida nelle prime fasi della mia scrittura.
In ogni storia e in ogni poesia cerco di restituire qualcosa a chi mi legge: un pensiero, un’emozione, uno spunto di riflessione, con la speranza che possano accompagnarvi, anche solo per un momento, nel viaggio che ciascuno di noi compie dentro e fuori di sé.