Caro amico,
scusami se la mia lettera sarà un po’ fredda e in un certo senso anche diretta ed esplicita, ma è per il semplice motivo che ho una centrifuga di idee in testa che non voglio ordinare, ma lascio che siano loro a venire fuori e mostrarti il mio pensiero.
Nell’ultima lettera dicevi questo: ”Non so più che fare, cosa pensare. Vivere come dici tu sarebbe allettante, ma si diventa troppo consapevoli di tutto ciò che ci circonda e non sarebbe una soluzione. Un punto fisso nella vita devi pur averlo, devi avere un obiettivo, un punto a cui vuoi arrivare. Secondo me devi capire veramente quello che vuoi.”
Ebbene, io non lo so quello che voglio, forse perché in questo mondo non c’è. Ma di sicuro so quello che non voglio, e credimi, è già un grande passo avanti. Non riesco a vivere prefissandomi un obiettivo finale da raggiungere, è un’idea che non concepisco, non abita dentro di me. Porsi degli obiettivi significa mettersi dei limiti, e la vita è fottutamente troppo corta per sprecarla inseguendo degli ideali e degli obiettivi, mettendosi delle regole.
Nella vita non ci sono regole. Esse sorgono quando dobbiamo evitare dei problemi, o meglio degli avvenimenti che noi chiamiamo problemi, ma che in realtà sono solo conseguenze dovute al nostro agire. Potrei stare seduto qui a scriverti diecimila esempi di diverso genere su questo, ma te ne farò solo alcuni: più tendiamo a porci un obiettivo, e quindi a dettarci le regole per raggiungerlo, più ci discostiamo dalla felicità. Più vogliamo ardentemente amare una donna e farci amare da lei, più ci roviniamo, dandole troppo amore senza averne in cambio.
Più vogliamo vincere dei soldi, più sono i soldi che dovremo scommettere, al punto che la vincita (nel caso ci sia una vincita) coprirà la metà della cifra che abbiamo puntato. Concludendo il concetto, io vivo non per diventare ricco, per andare in paradiso o per l’amore di una donna, ma semplicemente per vivere.
Ci preoccupiamo tanto di trattare i nostri simili come tali e non come oggetti. In realtà è proprio quello che siamo: oggetti che servono alla vita per andare avanti, un altro mattone nel muro se vogliamo citare i Pink Floyd.
La vita è un qualcosa di indescrivibile, è come un portale aperto a tutte le possibilità e a tutte le impossibilità, è… vita!
L’unico compito che abbiamo noi uomini/oggetti è talmente semplice e banale che nessuno o pochi sinora l’hanno capito. E’ quello di usare la nostra intelligenza per capire che davanti abbiamo un’infinità di cose da vedere e da fare e da dire in un determinato periodo di tempo. Perché allora concentrarsi su una sola o su poche cose? Perché non prenderle tutte se ne abbiamo la possibilità? E l’unico modo per poter farlo e non chiedere niente dalla vita.
Se ci concentriamo su un obiettivo specifico, e impieghiamo tutte le nostre forze per poterlo raggiungere, sacrificandone altre che consideriamo magari meno importanti, ci schieriamo palesemente dalla parte dei coglioni. Questi sono uomini/oggetti con cui abbiamo avuto a che fare di persona, magari nei banchi di scuola, o nel lavoro o chissà dove, ma anche diversi personaggi storici (Napoleone, Alessandro Magno, Mussolini, Hitler, Machiavelli, tutti quegli scrittori decadenti e dandy, tutti quelli che seguono la moda…).
Sono persone che credono che la felicità possa essere data da un solo fattore: il potere, la fama, i soldi, e tutte queste stronzate, e concentrano tutte le loro forze e le loro passioni su quello. Sono caparbi, certo! Testardi e cocciuti, pure! Ma sono felici?
Pensi che Napoleone sia morto felice in esilio con il ricordo nostalgico e impossibile dei suoi sogni di potere? Pensi che se anche fosse riuscito ad impadronirsi di tutto il mondo sarebbe stato contento? Il potere non da la felicità perché se vuoi potere assoluto su tutte le cose devi assoggettare gli altri e più uno ha potere meno ha amici. E questo discorso vale per tutte le cose. Chi vuole essere famoso tende a trattare gli altri come se fossero inferiori a lui, chi vuole soldi viene visto come un ladro, ecc…
Le persone che hanno capito tutto questo sono poche: il vecchio Hank, Rimbaud, Stirner, Cecco Angiolieri, Villon, Nietzsche, De Andrè.
Tutto quello che l’uomo vuole è la felicità, stare bene, o il benessere, come si dice adesso!
Il mondo in cui io e tu viviamo è alla continua ricerca del benessere. Siamo avanzati! Abbiamo i soldi, le macchine con il televisore incorporato, i telefonini che fanno le foto, abbiamo tutto, meno che la felicità! E non l’avremo mai se continuiamo a cercarla nel futile.
Certe volte mi fermo disgustato a guardarli correre frenetici verso chissà cosa, e penso che il mondo mi fa davvero schifo. In quei momenti mi sento proprio come il vecchio Hank, fermo lì a guardare quelle persone senza vedere neanche un essere umano.
Penso che dovrei lasciare Peadas al più presto, che dovrei andare da qualche altra parte, ma ormai tutto è uguale, dappertutto trovi la stessa merda, ormai.
L’unico desiderio che ho è proprio questo, girovagare per il mondo senza meta, vedere e conoscere le cose, raccontare i tramonti del Macchu Picchu, farmi il bagno nelle spiagge di Bhaktal, pescare squali nelle coste di Capo Verde, attraversare il Sahara seduto su un cammello assieme ad una carovana di beduini, passeggiare tra le rovine di Persepoli, vedere il sole perenne di Capo Nord, parlare con i guerriglieri del Chiapas, percorrere su una barca il Rio delle Amazzoni…
Sarebbe bello! Dondolare nel mondo come un battello ebbro…
Come puoi vedere, amico mio, il mondo gira così. Troppi coglioni che decidono per noi, che ci dicono cosa dobbiamo fare, troppa gente che si pone obiettivi, troppe regole, troppi doveri. Questa è la società. Io non ne faccio parte.
Sono un uomo comune, un misero studente senza ambizione, tutto quell’alcol e quell’angoscia, che ha un abbigliamento apparentemente elegante, forse per qualcuno narcisista, ma che in realtà è solo una corazza, un modo per far capire agli altri che non c’è nulla che mi possa smuovere, che non sono come loro. C’è tanta gente che pensa che io sia qualcosa che c’è nella loro testa…
Prima avevo paura della morte, poi ho capito che è l’unica certezza che ha l’uomo, che la vita è un’avventura fantastica e non è fatta per le mezze seghe. Quello non è vivere, e non è neanche sopravvivere. E’ credere di vivere.
Io ho fatto la mia scelta, ora spetta a te decidere da che parte stare, caro amico mio.